De originibus

Le origini della Sodalitas

La denominazione della Sodalitas Leibnitiana ha una storia che risale all’inizio degli anni Ottanta, quando a Bologna era attivo un Gruppo di studi leibniziani, nato intorno a Ettore Carruccio e di cui Enzo Melandri sarebbe stato la figura centrale.

L’attività del Gruppo era descritta nel primo numero (1979-80) degli Annali dell’Istituto di Discipline Filosofiche dell’Università di Bologna, a p. 199:

“Oltre a disporre di una sezione speciale della biblioteca dell’Istituto di Discipline Filosofiche, Facoltà di Magistero, dedicata ai testi e alle monografie leibniziani e dotata di fondi propri, con approvazione ministeriale, il Gruppo promuove periodicamente degli incontri tra i suoi aderenti, tra i quali si annoverano studiosi di filosofia, di storia della filosofia e del pensiero scientifico, di matematica e di storia della matematica, di storia della grammatica e dei linguaggi artificiali.”

Tra le attività promosse dal Gruppo si segnalavano le conferenze, di cui molte sarebbero state pubblicate negli Annali, nei quali appaiono, tra il 1979 e il 1982, anche puntuali resoconti dell’attività del Gruppo.1)

Latine "Sodalitas"

L’affiliazione del Gruppo di studi leibniziani alla Leibniz-Gesellschaft di Hannover fu richiesta all’inizio del 1982 con una lettera in latino, di cui trovate qui sotto la riproduzione e la trascrizione2). La scelta di scrivere nell’antica lingua universale della comunicazione intellettuale richiedeva inevitabilmente, tra l’altro, che si traducesse in latino il nome del Gruppo. La lettera del “Gruppo leibniziano di Bologna” alla Leibniz-Gesellschaft fu dunque intestata così:

“Sodalitas Leibnitiana Bononiensis Societati Leibnitianae Internationali S.P.D.”

In tal modo nacque la denominazione (Sodalitas Leibnitiana) con la quale il Gruppo di Bologna divenne noto internazionalmente. L’odierna Sodalitas si è voluta richiamare a questo illustre precedente.

La richiesta di affiliazione

UNIVERSITÀ DI BOLOGNA - FACOLTÀ DI MAGISTERO
ISTITUTO DI DISCIPLINE FILOSOFICHE
VIA ZAMBONI, 16 - TEL. 27.66.95

Leibniz Gesellschaft
Hannover

Sodalitas Leibnitiana Bononiensis Societati Leibnitianae Internationali S.P.D.

Ferme abhinc triennium Bononiae constituta est consilio et opera Hectoris Carruccio, in Bononiensi Studio mathematicae doctoris praeclari, sodalitas Leibnitiano operi excolendo, quae ex philosophis praecipue et mathematicis constat. Quae studia, quamquam professor Carruccio paucos ante menses mortuus est, sodalitas Bononiensi praecipue consilio professoris Entii Melandri numquam intermisit. Quod cum vobis gratissimum fore putaremus, certiores vos factos voluimus. Nec satis est. In Societate enim vestram officiis debitis functos ut nos accipiatis vehementer optamus. Quare petimus a vobis, ut quae sint nobis adeunda munera, quod explendum officium, nobis perscribatis, ut Bononiensi quoque sodalitati Leibnitianae, tamquam Societatis vestrae serculo, Leibnitiana studia colere et, quantum poterit, per se provehere liceat.

Quae adhuc de Leibniz Bononienses sodales investigarunt et conscripserunt, ea in Annalibus nostris, qui inscribuntur “Annali dell’Istituto di Discipline Filosofiche dell’Università di Bologna”, edita sunt, ibique sectionem inveniatis, quae Leibnitianis studiis reservata est quamque in unoquoque fasciculo reservaturi sumus. Qui fasciculus in lucem iam venit, eum libenter vobis, libentes vos accepturos freti, mittere non dubitamus. Valete.

Bononiae, Non. Ian. A.D. MDCCCCLXXXII

Enzo Melandri


Lettera della Sodalitas Leibnitiana alla Leibniz-Gesellschaft nel 1982


Negli “Annali” per il 1980-81, a p. 257, ne veniva data notizia:

Diamo comunicazione, infine, dell’avvenuta affiliazione del “Gruppo di Studi Leibniziani” alla G. W. Leibniz-Gesellschaft di Hannover e della nomina del prof. E. Melandri quale componente del comitato direttivo e organizzativo del IV. Internationales Kongress, che si svolgerà ad Hannover tra il 14 e il 18 novembre 1983.

Un anno dopo, nelle Notizie sulle attività del gruppo leibniziano apparse negli “Annali” per il 1981-82, alle pp. 143-44, si leggeva:

Va sottolineata, inoltre, l’opportunità che ha consentito al Gruppo di Studi Leibniziani “Ettore Carruccio” di figurare, a fianco della American Leibniz Society di Pittsburgh, al Herzog-August-Bibliothek di Wolfenbüttel e al Niedersächsischen Landesbibliothek di Hannover quale promotore e organizzatore del IV. Internationales Leibniz-Kongress, svoltosi ad Hannover tra il 14 e il 19 novembre 1983. La “Sodalitas Leibnitiana” (tale è infatti il nome di affiliazione della nostra associazione presso la Leibniz-Gesellschaft) ha presentato nel suddetto congresso i contributi di Stefano Besoli e Gabriele Franci, Zur Rückführbarkeit der kategorischen Aussagen auf Existentialsätze. Eine Auseinandersetzung Brentanos mit Leibniz, e di Maurizio Matteuzzi, Kalkulierbarkeit un Nicht-Kalkulierbarkeit nach einem Leibnizschen Wunschtraum. La pubblicazione di entrambi i lavori avrà luogo negli atti del congresso, editi a cura della Gottfried-Wilhelm-Leibniz-Gesellschaft e. V. Hannover.

Il Programma del Gruppo di studi leibniziani

Il Programma del Gruppo di studi leibniziani apparve nel primo numero (1979-80) degli Annali dell’Istituto di Discipline Filosofiche dell’Università di Bologna, alle pp. 201-203.

PROGRAMMA DELLE RICERCHE DEL GRUPPO DI STUDI LEIBNIZIANI
Dopo la rinascita contemporanea degli studi leibniziani, che inizia esattamente col XX sec., si avverte oggi l’esigenza di entrare in una nuova fase che, pur tenendo in debito conto i lavori pionieristici di Couturat e Russell, tuttora interessanti di per sé, ne superi certa unilateralità dovuta ai limiti d’una lettura forzatamente logistica e incoraggi invece i tentativi storico-teoretici, posto che siano scientificamente aggiornati, di interpretazioni di piú ampio respiro filosofico e quindi meglio adeguate a rispettare col dovuto equilibrio la poliedricità dei motivi animatori della filosofia di Leibniz. In concomitanza con la presente evoluzione degli studi leibniziani, dal dopoguerra in poi si è assistito a una lenta ma progressiva messa a punto di apparati bibliografici storiograficamente piú agevoli e sempre meglio curati per facilitare lo studio dei testi editi e almeno un primo orientamento nel vasto materiale degli inediti: com’è dei Textes inédits del Grua, o della monumentale edizione complessiva, in corso da ormai quarant’anni, per opera della Deutsche Akademie der Wissenschaften di Berlino. Già solo strumenti di questo genere e ordine di grandezza rendono, se non proprio superate, quanto meno non piú esaurienti per lo studioso d’oggigiorno, le edizioni classiche del Gerhardt e anche del Couturat (per gl’inediti), che prese insieme costituivano, fin quasi alla metà del secolo, tutto il leggibile di Leibniz.
Una situazione del genere, sebbene non sia l’unica, non è invero molto frequente nella storiografia filosofica. Quello di Leibniz è addirittura un caso-limite, se si pensa alla proporzione o, meglio, alla sproporzione del rapporto tra l’importanza dell’autore e quanto da lui stesso edito e personalmente rifinito e curato. Tra i due estremi del noto e di ciò che per sempre rimarrà ignoto si staglia qui una zona, piú o meno bene esplorata ma non del tutto aperta al pubblico, che va dall’inedito pronto o quasi per la stampa all’abozzo ancor crudo e indigente d’implementi, al frammento disperso e senza collocazione, alI’annotazione estemporanea e casuale, fino a ciò che appare destinato alla perpetua emarginazione in quanto privo di senso per chi legge. Tutto questo impone un vasto e difficile Iavoro che rammenta quello del restauro di tipo archeologico; il che comporta anzitutto un minuzioso riesame delle fonti e dei precedenti dell’autore, compiuto con la consapevolezza critica che non pochi luoghi comuni della letteratura secondaria anche piú recente possono essersi formati su letture forzatamente assai piú limitate di quanto è invece possibile per principio fare ora. A questa esigenza di puntualità filologica si associa per converso l’altra, per nulla eccezionale e anzi inevitabile nello studio d’un autore {201-202} non piú contemporaneo, di avvalersi senza troppe inibizioni, in sede interpretativa, di punti di vista nuovi, emersi anche indipendentemente dall’autore e giunti a maturazione dopo la comparsa degli studi storiograficamente accreditati in merito. Non si vuole con ciò avallare ogni sorta d’arbitrio interpretativo, bensí dare il giusto rilievo al fatto piú volte apprezzato che, alla luce di sviluppi nuovissimi, spesso divengono piú evidenti e meglio definibili degli aspetti del pensiero leibniziano in precedenza solo marginalmente o per null’affatto studiati.
Si aprono inoltre due distinti vettori della ricerca, l’uno diretto alla precomprensione, l’altro alla postcomprensione del pensiero di Leibniz. Nel primo rientrano le preoccupazioni di quanti credono che vadano ripensate più a fondo le caratteristiche motivazioni del modo Ieibniziano di impostare il programma di una rifondazione logico-ontologica del sapere, e ciò per raffronto con ascendenti culturali sia prossimi sia remoti tuttora insufficientemente noti. In quest’ordine di idee rientra il compito di evidenziare le influenze di provenienza non-aristotelica e non-scolastica sullo sviluppo della sua logica. La sostanziale diversità e irreducibilità della logica di origine anche se lontanamente “stoica” a quella aristotelica è un risultato storiograficamente recente che, per quanto preconizzato già da Peano, si diffonde soltanto attraverso i lavori di Lukasiewicz e, da ultimo, di Mates. Ora par chiaro che un’analisi per contrasto delle due concezioni rivali della logica e del linguaggio, l‘aristotelica e la stoica, deve discender giù per tutta la posteriore tradizione antica e medievale di quei problemi e quindi imporre un radicale ripensamento degli ascendenti culturali che hanno agito sulle maggiori scuole del basso medioevo: su Occam e Scoto, e di qui sul lullismo e il ramismo, fino a pervenire alle fonti dirette sulle quali si è formato il pensiero logico di Leibniz. E la rilevanza di uno studio del genere non può sfuggire a chi ponga mente alla ormai incontestabile etichetta che vuol Leibniz padre di tutto il logicismo moderno.
Questa retrospezione si confonde poi con altre prospettive, come quella della fondazione semantico-ontologica dell’infinito e più in generale degli enti logico-matematici, un problema che già da sempre appare connesso con la classica controversia sugli universali o, in meno frequentata alternativa, col “principium individuationis” e la complementarità d’estensione e d’intensione nel riferimento conoscitivo. La tematica stessa delle modalità logiche e ontogiche, nonché della pluralità illimitata dei mondi possibili, se in tempi recenti ha riscosso un interesse degno di nota per la sorprendente anticipazione che vi si ritrova delle soluzioni logico-modali contemporanee (nelle semantiche “post-tarskiane”), non ha tuttavia ancor goduto di un esauriente approfondimento, tale cioè da incidere, al {202-203} di là della vaga ammirazione dei tecnici, in sede di filosofia della logica.
Per quanto riguarda i ritrovati analitici più recenti, sembra particolarmente promettente l’apparato concettuale offerto dalla scuola di Lesniewski in merito ai problemi connessi alla contrapposizione di realismo e nominalismo. Una fondazione della logica qual è fornita dall’“ontologia” di Leniewski e la chiara distinzione, posta nella teoria delle classi, tra a semantica del riferimento collettivo e una di quello distributivo, offrono di per sé già il destro di ricomprendere con una nuova e più raffinata istrumentazione i classici temi logico-ontologici sia antichi sia recenti. Della fecondità di questo genere di ricerca ha dato ottima prova Henri con i suoi ben noti studi sul medio-evo, e l’esempio potrebbe esser seguito con non indebite speranze di successo ove lo stesso tipo di analisi fosse esteso fino a ricomprendere Leibniz.

Contributi leibniziani apparsi nei primi tre anni sugli "Annali"

1 (1979-80)

GRUPPO DI STUDI LEIBNIZIANI
Notizie sulle attività fin qui svolte. Ricordo di Ettore Carruccio. Programma delle ricerche del gruppo di studi leibniziani, 199-203

Bruno D’Amore, Riflessioni sulla Characteristica leibniziana, 204-208

Maurizio Matteuzzi, Lingua e linguaggio nel Nizolio di Leibniz: il senso misura del vero?, 209-219

Luigi Neri, La genesi del tempo. Uno studio sulle motivazioni logiche della metafisica di Leibniz, 220-243

Maria Luisa Caldelli, Aritmetizzazione del linguaggio logico e sue estensioni per lo studio delle lingue naturali, 244-251

2 (1980-81)

GRUPPO DI STUDI LEIBNIZIANI, 257

Scritti matematici di Ettore Carruccio (a cura di Bruno D’Amore), 258-264

Bruno D’Amore, Considerazioni attorno alla logica di Gergonne, 265-288

Maurizio Matteuzzi, Scripsi innumera et de innumeris, sed edidi pauca et de paucis, 289-319

Andrea Tabarroni, Nominalismo e linguaggio: il caso di Guglielmo d’Ockham, 321-346

3 (1981-82)

GRUPPO DI STUDI LEIBNIZIANI, 143

Maurizio Ferriani, Boole, Frege e la distinzione leibniziana Lingua-Calculus, 145-171

Luigi Neri, Infinità e intelligibilità della “Res” in Leibniz, 173-190

Costantino Marmo, Ontologia e semantica nella logica di Duns Scoto, 191-266

1) La presentazione del Gruppo, ripetuta ogni anno, recita: “Il “Gruppo di Studi Leibniziani” è aperto a ogni collaboratore di qualsiasi facoltà o specializzazione che s’interessi alle sue attività, per cui si rimanda al Programma dato appresso, e che s’impegni a tenere almeno una conferenza al biennio, con relativa discussione. Su richiesta del presidente il manoscritto della conferenza potrà essere destinato alla pubblicazione in questi “Annali”, previa approvazione dell’apposito Comitato scientifico.”
2) La lettera è stata ritrovata nell’archivio della Leibniz-Gesellschaft a Hannover grazie all’aiuto di Maurizio Matteuzzi e Herbert Breger.
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